Sogno numero 9 by David Mitchell

Sogno numero 9 by David Mitchell

autore:David Mitchell
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: General, Fiction
ISBN: 9788868361389
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2014-01-01T23:00:00+00:00


Una porta sbatte al piano di sotto e il manoscritto di colpo si fa confuso. Onde sismiche mi attraversano il cuore; smetto di respirare. C'è qualcuno. Sono venuti a cercarmi. Buntarō avrebbe già urlato il mio nome. Così presto? Come hanno fatto a trovarmi? Il mio istinto di sopravvivenza, ridotto a brandelli da Morino, torna a farsi sentire. Stanno perlustrando a palmo a palmo soggiorno, cucina, giardino. I calzini. Li ho lasciati sul divano. Il pacchetto vuoto di sigarette. La botola l'ho abbassata e ho ritirato la corda, ma la porta dell'armadio a muro l'avevo chiusa? Potrei consegnarmi e sperare in un atto di clemenza. Se lo scordano. La yakuza non conosce clemenza. Mi nascondo qui, sotto i libri. Ma se provoco una frana, sono fatto. C'è qualcosa qua sopra che potrei usare come arma? Ascolto i passi sui gradini-ripiani: niente. Gli intrusi lavorano in silenzio, o magari è una persona sola. La mia estrema difesa sarà questa: tengo i tre volumi da tre tonnellate l'uno di Analisi critica del romanzo «I» giapponese sopra la botola e quando è aperta a sufficienza scaravento in basso il tomo sperando di ricacciare indietro l'intruso. Poi salto giù, atterro su di lui - se ha una pistola sono fritto -, gli spezzo le costole e scappo via. Aspetto. Aspetto ancora. Mi concentro. Aspetto. Sono sicuro di aver sentito sbattere la porta? Avevo lasciato la finestra socchiusa: e se fosse stato solo un colpo di vento? Concentrati! Aspetto. Nessuno. Mi fanno male le braccia. Non ce la faccio più. «Pronto?»

L'ondata di violenza non arriva. Mi sono terrorizzato con una storia inventata. Sono ridotto male.

Nel tardo pomeriggio scendo al piano di sotto. Nell'armadio della camera degli ospiti trovo lenzuola e asciugamani che sistemo sui gradini-ripiani dell'armadio a muro, sperando che l'eventuale intruso lo crederà un armadio per la biancheria. Raccolgo ogni traccia della mia presenza e infilo il tutto in una busta di plastica sotto il lavandino. Devo eliminare i segni della mia presenza a mano a mano che li lascio. Dovrei aver fame - quando ho mangiato l'ultima volta? - ma il mio stomaco sembra disperso. Ho bisogno di sigarette, però è fuori discussione che mi avventuri all'esterno. Un caffè sarebbe ottimo, ma trovo solo tè verde, e mi preparo quello. Mi soffio il naso - ha recuperato l'olfatto ma ha ripreso a colarmi -, apro il bovindo e bevo il mio tè sul gradino. Nel laghetto, le carpe appaiono e scompaiono. I girini girano ma non bucano mai il cielo liquido. Un uccellino dalla gola rossa ascolta se ci sono lombrichi. Io guardo le formiche. Le cicale cicacicacicacicacicalaaaanooooo.

In casa non ci sono orologi da nessuna parte, e nemmeno calendari. In giardino c'è una meridiana, ma la giornata è troppo velata per disegnare un'ombra definita. Dovrebbero essere più o meno le tre. La brezza mescola e rimescola le foglie dei bambù. Una colonna di moscerini fluttua sul laghetto. Sorseggio il tè; non sento nessun sapore. Guardatemi. Quattro settimane fa ero sul traghetto del mattino per Kagoshima, con un pranzo al sacco di Zia Arancia.



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